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Sulle orme del nonno farmacista. “Ma ora la cosmesi è donna. E può essere Made in Italy”

Sulle orme del nonno farmacista. “Ma ora la cosmesi è donna. E può essere Made in Italy”

La “fabbrica delle donne” è a Lodi, ha il 79 per cento di lavoratrici su 670 dipendenti, ben sopra la media del settore manifatturiero. La stessa prevalenza è nella logistica, terreno tipicamente maschile. Anche per questo l’anno scorso “Industrie cosmetiche riunite” un’azienda specialista in profumeria selettiva, ha ottenuto la certificazione di Parità di genere, per l’orgoglio di Ambra Martone che ne è vicepresidente.

Fragranze spesso artistiche e di nicchia di alta qualità, realizzate con pregiate materie prime naturali, non presenti nelle grandi catene commerciali. Icr è strutturata per offrire al proprio interno in modo integrato il completo processo di produzione e logistica. Ha rotto il tabù del profumo francese, quello che gli stilisti più celebri e le grandi firme della moda hanno considerato fino a un certo punto l’unico possibile. “Nella nostra attività in conto terzi, tutta produzione made in Italy, vanto nazionale, lavoriamo per le griffe italiane e straniere del lusso, della moda, della gioielleria e anche della finanza che vogliono avere la loro firma olfattiva”.

La terza generazione

Nipote e figlia d’arte, terza generazione alla guida dell’impresa familiare, Ambra Martone, nata a Milano 43 anni fa da genitori milanesi, sapeva fin da bambina che il suo futuro sarebbe stato nei profumi. “Mio padre Roberto invece dei giochi e delle bambole mi portava profumi, e ero ancora una ragazzina quando mi ha fatto fare corsi olfattivi a Milano, a Grasse, a New York. Ho conosciuto ‘nasi’ importanti, un mondo quasi inaccessibile fatto di persone carismatiche, maestri che affiancano il giovane per svelargli i segreti del mestiere e che sono tra i nostri migliori amici”.

Il nonno Vincenzo, farmacista che nel 1940 produceva penicillina, antibiotici e altri farmaci da banco, aveva pensato alla cosmetica come estensione della sua attività con fragranze, skincare e make-up, adottando il marchio Marvin, suo acronimo. “Nel 1969 ha vinto anche un Oscar della cosmetologia, primo ad applicare i test ipoallergenici alle sue creme per il viso”.

Nel 1975 è toccato al figlio Roberto raccogliere il testimone e ridefinire l’identità dell’impresa di famiglia. Punta tutto sul profumo con ‘Industrie cosmetiche riunite’ che quest’anno festeggia il traguardo del mezzo secolo, mentre nel 2015 cederà il 60 per cento della sua Itf, Italian Fragrances, braccio commerciale di Icr, al gruppo farmaceutico Angelini.

“Mio padre ha bussato alla porta dei migliori stilisti per convincerli a produrre in Italia i loro profumi di lusso. A fronte di qualche no, molti altri hanno risposto in modo positivo. La prima partnership negli anni Ottanta con Trussardi, con il profumo uomo e donna, il più venduto in Italia, è stata un successo strepitoso, poi Versace, Ferré, Romeo Gigli, Cavalli, Dsquared2, e tanti altri via via”.

Il primo brand, sulle orme del fondatore

Nel 2013 Ambra con la sorella Giorgia, di due anni più grande, ha fondato sulle tracce dello storico marchio del nonno Vincenzo, un proprio brand, LabSolue, oggi venduto direttamente nelle due sedi di Milano e Roma in una dimensione artistico-artigianale. “Riempiamo e confezioniamo i profumi davanti ai nostri clienti, mettiamo l’etichetta e la pompa a vite”.

Giorgia che nella società di famiglia era direttrice marketing è mancata nel 2021. In azienda, mostrando uno spirito indipendente, Ambra Martone non è arrivata subito. Dopo il liceo scientifico Zaccaria e la facoltà di Economia alla Bocconi, la futura imprenditrice è partita per gli Usa per un internship universitario a New York, in una delle case specializzate in fragranze e aromi, la svizzera Firmenich, e ha trascorso sei mesi in California, all’università di Santa Barbara.

In America ha conosciuto Paolo che si occupava di finanza, “un uomo vecchio stampo”, con cui si sposerà e avrà tre figli: Allegra oggi 13 anni e due gemelli Gregorio e Tancredi di 11. Dagli Usa a Ginevra. “Sono entrata in Procter & Gamble come assistent brand manager, livello base ma nella divisione che mi interessava di più, avevano Dolce e Gabbana e Hugo Boss; ho conosciuto la seconda parte della filiera, la creazione del packaging, la comunicazione. Mi ha permesso di andare in giro per il mondo. Sono rimasta all’estero sei anni. Il percorso che ho scelto mi ha aiutato, mi ha dato fiducia e ha aumentato la mia credibilità. Io ci ho aggiunto il mio modo di essere umile, di ascoltare sempre, di sapere di non sapere. La qualità, la meticolosità, l’expertise ci permettono di difenderci e di fare bene. La fretta non mi appartiene, le cose belle e importanti hanno un tempo e bisogna rispettarlo. Azienda familiare ma non familistica, società per azioni managerializzata: con mio padre, amministratore delegato e me, prima consigliere e da quattro anni vice presidente, c’è un direttore generale a cui rispondono tutti gli altri dirigenti”.

L'importanza dei “nasi”

Gli impianti che lavorano su tre turni sono divisi in due macroaree: una dedicata alla profumeria alcolica e l’altra riservata alle linee bagno profumate. “Noi lavoriamo con le case essenziere che curano la composizione degli ingredienti che daranno vita alla fragranza. Con loro ci sono ‘nasi’ rinomati, degli artisti, noi prepariamo dei brief, una scena fatta di luci, colori, musica, emozioni. Ci presentano una serie di proposte e noi selezioniamo quella che pensiamo sia a più alto potenziale, poi la raffiniamo come pietra preziosa, e con alcol e olio essenziale nei nostri laboratori nasce la formula”.

Icr nel 2024 ha superato i 202 milioni di euro di ricavi, con una crescita del venti per cento rispetto all’anno precedente. Traguardo che si avvale anche di un investimento di 25 milioni di euro nello stabilimento di Lodi per il potenziamento dei laboratori di ricerca e sviluppo e di microbiologia, per due nuove linee automatiche di riempimento e confezionamento che porteranno a un incremento produttivo di 20 milioni di pezzi all’anno sui 120 attuali, e un magazzino automatizzato da 60mila posti pallet operativo entro l’anno, per una superficie coperta complessiva di 65mila metri quadrati. Quattro milioni di litri prodotti all’anno, che si traducono in oltre 100 milioni di flaconi di profumo riempiti e spediti in più di 120 mercati nel mondo.

Da un paio d’anni è cominciata la distribuzione in Giappone, Taiwan, Kazakistan, Armenia, in Sud America, a Buenos Aires, e con ottimi risultati a Città del Messico; da poco tempo anche in Russia. E cresce l’impegno sulla sostenibilità: accanto all’impianto fotovoltaico per 1,9 milioni di megawatt che copre il 30 per cento del fabbisogno, “e ci fa risparmiare ogni anno un milione di chili di anidride carbonica”, ora ce ne sarà un secondo da 1,6 megawatt.

I viaggi a caccia di odori

È cruciale l’approvvigionamento delle materie prime. “La principale è l’alcol e già dal 2019 ci riforniamo solo da fonti agricole europee. Prima usavamo il mais ungherese, ora siamo passati alla barbabietola ungherese, otto volte più efficiente dal punto di vista ambientale perché consuma meno acqua e promuove tantissimo la biodiversità”. L’imprenditrice viaggia da Est a Ovest alla ricerca di speciali materie prime. “I miei sono viaggi olfattivi, dalla terra al flacone, incontriamo i contadini. In Madagascar sono andata per Ylang Ylang, un fiore bellissimo dal profumo narcotico coltivato a nord dell’isola, chili di fiori raccolti nelle taniche messi a macerare, distillati con correnti di vapore che si condensa e diventa bollente. Profumo, meraviglia. In Spagna per la salvia bianca, aromatica, agrumata, si chiama Nursia, cresce in una zona aridissima e l’aridità favorisce l’olio essenziale, sono piantine molto piccole con un profumo straordinario”.

In Calabria c’è il bergamotto, una delle più importanti materie prime. “Lo promuoviamo: è adoperato nell’86 per cento delle note di testa di tutti i profumi che vengono lanciati nel mondo, le prime a essere percepite, solitamente fresche e volatili. Io come presidente dell’Accademia del profumo, sono andata a Reggio Calabria per l’evento Bergaré. Il bergamotto dop viene coltivato in una striscia di terra di cento chilometri che va da Villa San Giovanni a Gioiosa Jonica, il 90 per cento della produzione mondiale. Se fossimo in Francia sarebbe tutelato come lo champagne”.

Il profumo legato anche a dinamiche sociali, al concetto di salute e benessere; in passato era più un accessorio per occasioni speciali e finalizzato a fare impressione sugli altri, oggi ha un valore per sé stessi. E sempre più giovani se ne innamorano. “Anche se questo anno è flat, il rallentamento è generale in un mondo tutto in crisi, stiamo vivendo un momento di rinascimento della profumeria nazionale e internazionale. È essenziale trovare i partner giusti che condividano artigianalità e esperienza in store, che abbiano i nostri codici e i nostri valori. Abbiamo clienti da più di 30 anni e altri ne arrivano. Siamo al momento giusto al posto giusto”.

La fabbrica storica ora è un “5 stelle”. A tema

L’antica fabbrica dei profumi a Milano, in zona Tortona, nel 1991 è stata trasformata in un albergo a cinque stelle, Magna Pars Hotel à parfum, dove gli ospiti vengono accompagnati in un percorso olfattivo, 68 note legnose, fiorite, fruttate e aromatiche, una fragranza per ogni suite. “Cerco di circondarmi di persone qualificate, penso sia giusto che l’azienda attragga talenti, il buon esempio vale più di tante parole, sono la prima a mettermi in gioco. Importante è lasciare lo spazio. I figli sono una forza della natura, ormai abituati a due genitori come noi che lavorano, viaggiano. Con mia figlia nel weekend andiamo a cavallo, amiamo la natura, gli animali. I maschi praticano il cross, li segue mio marito, li porta lui, il camion con le moto, sono discipline durissime”. Ambra Martone che profumo usa? “Profumi che non hanno ancora un nome, ne metto sei, otto diversi sulle braccia. Mio marito dice che così gli sembra di essere sempre accanto a una donna nuova. Ho letto da poco ‘Cara morte, amica mia’, di Gaia Trussardi, che conosco bene, ha vissuto esperienze tragiche. Ho un sogno: creare un museo del profumo a Milano, un percorso dalla terra al flacone di vetro”.

La Repubblica

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